Aggiornato al 5 Dicembre 2024

Avvistato gipeto all’alpe Veglia

Sabato 9 giugno all’alpe Veglia è stato avvistato un gipeto, il più grande uccello (un’apertura alare di oltre due metri) che vola sulle Alpi. L’avvistamento e la straordinaria immagine, è opera della guida ambientale Mauro Conti durante un’escursione guidata.
Le due immagini scattate sono state inviate al tecnico faunistico dei Parchi Naturali dell’Ossola Radames Bionda che ne ha certificato l’autenticità. “Da molti anni il gipeto è oggetto di un ambizioso progetto di reintroduzione che mira a ricostituire una popolazione vitale sulla catena alpina, da dove è stato sterminato all’inizio del ‘900. Il progetto ha avuto un grande successo ed ha già permesso di creare una popolazione che attualmente si riproduce in modo autonomo. Nel 2015 sulle Alpi si contavano infatti 32-33 coppie di gipeti, che hanno portato all’involo 20 giovani. Nell’ambito di questo progetto ancora oggi alcuni giovani gipeti nati in cattività vengono ogni anno liberati sulle Alpi. Questi animali sono facilmente riconoscibili nei primi due anni di vita perché mostrano alcune penne decolorate su ali e coda (vengono decolorate dall’uomo al momento del rilascio) ed i loro spostamenti sono conosciuti grazie al fatto che ognuno porta un piccolo trasmettitore satellitare”, spiega Bionda.
Il tranciamento di alcune penne dimostra che il gipeto di Veglia non è nato in natura, ma reintrodotto per cui le banche dati restituiranno nei prossimi tempi età e luogo d’origine dell’esemplare.
Le difficoltà incontrate nel ripopolamento consistono nella scarsità di cibo offerta oggi a questi grandi uccelli. Essi si nutrono infatti di carogne di animali (in particolare ovicaprini), di cui mangiano le ossa. La diminuzione delle greggi e le leggi che impongono il seppellimento delle carogne anche in montagna limitano fortemente la disponibilità di cibo e costringono i gipeti alla ricerca su areali vastissimi. “La ricomparsa sulle nostre montagne di questo grande navigatore dei cieli, ottimo veleggiatore sfruttando le correnti di sostegno, è una buona notizia perché arricchisce il patrimonio di biodiversità che è il dono più grande di madre natura e introduce un nuovo elemento equilibratore nell’ecosistema alpino”, dice Paolo Crosa Lenz, presidente dei Parchi Naturali dell’Ossola.

 

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