Un proverbio africano dice “voi avete l’orologio, noi abbiamo il tempo”. Non sappiamo se per ragioni filosofiche o per semplice incuria, nessuno ha pensato di aggiustare il grande automa che guarda piazza Matteotti dalla facciata principale della stazione internazionale di Domodossola. E’ fermo sulle 5.25 da mesi. A voler fare i qualunquisti, si direbbe che niente è più azzeccato di un orologio fermo per sintetizzare i ritardi dei treni e le conseguenti sventure dei pendolari. Oggi il sindaco di Domodossola, Lucio Pizzi, ha preso carta e penna e ha scritto a Rfi (Rete ferroviaria italiana) Direzione fabbricati viaggiatori, per chiederne la manutenzione. Scrive che l’orologio è più che un semplice strumento per conoscere l’ora esatta: è un abituale riferimento, una sorta di presenza che si abbina alle nostre attività quotidiane, visibile da molto lontano e da diverse prospettive. L’orologio inoltre rappresenta un biglietto da visita. E chiede di «ripristinare il normale funzionamento tornando a trasmettere un’immagine di funzionalità da cui sia la vostra azienda che la nostra comunità non possono prescindere». Non resta che attendere. Come quasi sempre, ai binari.