Sono passati quasi sei mesi dall’alluvione degli scorsi 2 e 3 ottobre. La Regione Piemonte ha stanziato a fine febbraio 7,5 milioni di euro per rimborsare i privati. Ma l’ha fatto con criteri talmente stringenti che molte delle persone che hanno subìto danni non verranno indennizzate, o lo saranno in minima parte. Questo l’allarme che è stato lanciato ieri, mercoledì 17 marzo, a Pieve Vergonte, al teatro Massari, dai sindaci di Pieve Vergonte, Vogogna, Ornavasso, Mergozzo, Baveno e Gravellona Toce, riunitisi in una conferenza stampa. Come spiegato dai primi cittadini, la procedura di richiesta danni non copre i beni mobili: non si potranno recuperare quindi i danni subiti ad autovetture, motocicli, al mobilio o agli elettrodomestici. Anche la copertura per danni strutturali, imbiancature, impianti vari e pavimentazioni, prevede un rimborso del 50% fino a 50mila euro, che scende poi al 20% per importi superiori. «Oltre ad aver fatto una autocertificazione – ha spiegato Marco Stefanetta di Vogogna -, ora si parla anche di farsi fare una perizia asseverata. I miei concittadini hanno buttato via tempo e probabilmente ora non prenderanno un euro». Tutti hanno lamentato una mancanza di dialogo con la Regione, magari andando ad un tavolo per valutare insieme i criteri di rimborso. I sindaci hanno ribadito che per i cittadini non ci sono grandi differenze tra le istituzioni ed il primo cittadino è per loro “il” referente delle istituzioni. Anche il sindaco di Ornavasso, Filippo Cigala Fulgosi, è particolarmente critico: «Nel nostro comune non abbiamo avuto frane o gravi danni strutturali. I danni privati riguardano soggiorni, cucina, elettrodomestici o autovetture. La maggior parte delle persone ha subìto danni a beni mobili e marginalmente danni strutturali. Se dalla Regione ci avessero contattato prima avremmo trasmesso l’esigenza». A questo si aggiunge un altro problema non di poco conto: quello delle seconde case, particolarmente sentito in paesi più turistici, quali Mergozzo. «Su 55 case allagate durante il 2-3 ottobre, quasi la metà sono seconde case, escluse dal risarcimento – ha spiegato Paolo Tognetti -. Chi abitava ha potuto intervenire subito, i villeggianti no. Considerando il rapporto tra beni strutturali e beni mobili questi sono circa il 90%, e non verranno risarciti». Molto critico anche Gianni Morandi, primo cittadino di Gravellona Toce: «Sono passati quasi 6 mesi ed ancora siamo lontani dal risolvere il problema. Dei rimborsi alle aziende non c’è notizia. In certe situazioni il rischio che avvenga di nuovo è ancora presente. Siamo stati autorizzati a fare lavori di estrema urgenza, quello che il servizio tecnico regionale ci ha concesso, ma non abbiamo ancora avuto i soldi. Ci sono interventi che non abbiamo potuto fare in somma urgenza, ma che per noi sono urgenti perché si teme possa accadere di nuovo». In questi giorni la conferenza stampa ha visto l’interessamento del consigliere regionale del territorio, Alberto Preioni, che ha comunicato ai sindaci che i fondi stanziati rappresentano solo le risorse regionali, mancano ancora quelle ministeriali e governative. Ma, se i criteri rimangono quelli, spiegano a gran voce i primi cittadini, i soldi non verranno mai dati. «Bisogna lavorare per modificare i criteri. Qualora questo non fosse possibile bisogna trovare altre modalità compensative – hanno spiegato in coro -. Quali? Togliere la tassa rifiuti per 5 anni, ad esempio, oppure l’addizionale Irpef alle persone colpite». Anche il sindaco Maria Grazia Midali, che già visse l’alluvione del 2000, non lesina critiche alla Regione. «Abbiamo trasmesso tutto entro dicembre, a gennaio avrebbero potuto confrontarsi con noi, visto che avevano il polso della situazione. A Pieve ci sono ancora due famiglie fuori casa, una potrà rientrare se ci saranno interventi, per l’altra famiglia stiamo aspettando di definire il finanziamento, ma spero non siano quelli indicati nella comunicazione altrimenti mettiamo sul lastrico dei nuclei familiari». Ed ancora Alessandro Monti, primo cittadino di Baveno, ha lamentato la mancata interazione con Torino «per dare una risposta ai cittadini colpiti». Come spiegato dai primi cittadini una posizione analoga è stata presa anche dal sindaco di Omegna, Paolo Marchioni, che contesta la scelta di questi criteri, che faranno sì che molte persone si vedranno negare i rimborsi.