Dovevano rimuovere e smaltire il “ballast”, il pietrisco posto alla base dei binari ferroviari per conto di Rfi e di altre società del gruppo, ma le oltre 250mila tonnellate rimosse da una società di Parma non erano mai arrivate alla società ossolana di Vogogna incaricata di smaltirlo. Questi veri e propri viaggi fantasma di camion erano simulati e risultavano solo sulle fatture (false) emesse dall’azienda del Vco con l’obiettivo di eludere il fisco. Per via di questo ingegnoso sistema all’alba di oggi, mercoledì 15 settembre, sono state arrestate sei persone e sono state compiute 21 perquisizioni con il sequestro di oltre 2 milioni e mezzo di euro. I reati per i quali si indaga sono quelli di frode fiscale e truffa. L’operazione, coordinata dalla dottoressa Sveva De Liguoro della Procura della Repubblica di Verbania, ha visto l’azione congiunta della Polizia di Stato e della Guardia di finanza di Verbania. Le perquisizioni hanno riguardato anche altre regioni (la Lombardia con Milano, Monza, Brianza, Mantova e Lecco, l’Emilia Romagna con Parma e Reggio Emilia, oltre al Piemonte con la provincia di Novara). Tre in tutto le società coinvolte, con 10 persone finite nella lente d’ingrandimento degli inquirenti e indagate a vario titolo per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e alla truffa. Quattro degli arrestati sono residenti a Domodossola. Si tratta di P.B., originario di Melito Porto Salvo (Reggio Calabria), gestore dal 2006 di una società di smaltimento rifiuti in Ossola, di P.G.M. e R.C., dipendenti della suddetta società, e F.R., dipendente della ditta con sede in provincia di Parma. Tra gli altri arrestati risultano L.R.G., originario di Cutro (Crotone) e residente in provincia di Parma, e C.A., socio della società di Parma.