Aggiornato al 6 Dicembre 2024

Commercio di rifiuti metallici e di batterie usate, sequestrate 5 aziende ed eseguite 6 misure cautelari

Sono stati i Carabinieri forestali di Novara, Torino, Milano e Como, su delega della Dda (Direzione distrettuale antimafia) di Torino, ad eseguire la mattina di oggi, giovedì 26 ottobre, un’ordinanza di misure cautelari personali. Sono stati due gli arresti in carcere e quattro gli obblighi di firma nei confronti di cinque persone italiane ed uno straniero, tutti domiciliati in provincia di Novara. «E’ stato eseguito il sequestro del 100% delle quote di cinque società coinvolte nell’indagine – hanno fatto sapere dal Gruppo Carabinieri forestale di Novara – e di quattro capannoni utilizzati per la realizzazione dei traffici illeciti di rifiuti metallici e batterie. Le società sono state affidate alla gestione di un curatore giudiziario nominato dal gip di Torino, il quale ha disposto il sequestro equivalente di valori e beni fino all’ammontare di 3,7 milioni di euro considerati profitto illecito derivante da reati ipotizzati».

L’indagine in questione è stata condotta dal Nipaaf di Novara, che «si è avvalso – hanno fatto sapere ancora i Forestali – anche di intercettazioni telefoniche e videoriprese, e ha fatto emergere come due imprenditori novaresi indagati avessero realizzato un sistema di società, spesso intestate a prestanome, utilizzate per operare illecitamente nel settore del commercio dei rifiuti metallici e delle batterie esauste al piombo dalle quali si recuperano metalli “nobili” dall’elevato valore sul mercato». Quattro i capannoni diventati basi operative sul territorio di Trecate dove senza le necessarie autorizzazioni ambientali «venivano ricevuti, stoccati e lavorati – hanno aggiunto i Carabinieri forestali – ingenti quantitativi di batterie esauste di autoveicoli e mezzi d’opera di dubbia provenienza e metalli vari che venivano acquistati anche da soggetti privati tramite pagamenti in contanti per volumi molto consistenti. I rifiuti illecitamente gestiti nel periodo d’indagine compreso tra febbraio 2019 ed aprile 2022 sono stati stimati in circa 6.000 tonnellate. Le operazioni di acquisizione e recupero di metalli e batterie venivano poi fittiziamente regolarizzate attraverso la realizzazione di falsa documentazione, da esibire in caso di controlli, che ne mascherava la reale provenienza illecita». Una situazione resa possibile da un sistema ben organizzato di strutture, uomini e mezzi che rendeva fattibile la gestione di rifiuti speciali. All’operazione hanno lavorato oltre 60 carabinieri forestali di Piemonte e Lombardia, che hanno messo in campo numerose perquisizioni con il conseguente sequestro di materiale informatico e documentazione. Agli indagati è stato contestato il reato di “attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti” che prevede condanne fino ad un massimo di sei anni di reclusione.

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