Aggiornato al 12 Novembre 2024

Un’escursionista racconta l’aggressione al suo cane e le due costole rotte per difenderlo

Una brutta avventura, se così si può definire, quella capitata ad Elisa Neri e alla sua cagnolina. Ciò che colpisce di più in tutta la storia è la mancanza di sensibilità dimostrata. Abbiamo voluto che la protagonista dello spiacevole episodio raccontasse quanto accaduto, perché magari rendere noto il fatto servirà ad evitare che possa ripetersi.

«“Che razza è?”. “E’ cresciuta in strada, e avrei voluto risparmiarle questo ennesimo trauma…”. “Ah, è uno di quelli lì del canile. Vi assomigliate…”. Queste sono le poche, misere, parole che ricordo di quel giorno. Era martedì 13 febbraio. Una giornata di sole bellissima, nell’aria il profumo della primavera, negli occhi il blu del cielo e del lago. Io e Iaia, la cagnolina che grazie all’Associazione Scodinzola Felice vive con noi a Mergozzo da quattro anni, decidiamo di fare una passeggiata lungo il Sentiero Azzurro. Passeggiare in questo periodo ci piace molto: i sentieri e i boschi sono poco frequentati e si respira una pace meravigliosa. Eravamo felici. Camminavamo lungo il sentiero, decise a raggiungere il lago più sotto, alla Rustica, quando vediamo venirci incontro un cane e tre persone (un uomo, presumibilmente il padrone, e due donne).

Caro sconosciuto, a lei dedico queste righe. La mia intenzione non è quella di cercare un risarcimento o ricevere delle scuse. Semplicemente mi piacerebbe che le mie parole raggiungessero lei e chi, come lei, nell’incontro con gli altri dimentica l’uso di sensibilità e gentilezza. Quando il suo cane, credo un Lakeland Terrier di nome Wendy, ci ha raggiunte, noi eravamo ferme, in attesa che venisse assicurato al guinzaglio. Ricordo Wendy davanti a noi e poi in un attimo aggrappata coi denti al corpicino di Iaia. Ricordo la mia paura e le mie urla disperate e il suo unico tentativo di fermare il cane richiamandolo a sé: “Wendy! Wendy!Wendy!”. Lei, invece, ricorda il mio tentativo di separare i cani prendendo Iaia per la maniglia della pettorina per portarla via da Iaia e fermare la furia che le si era scatenata? Ricorda Iaia che piange e scappa terrorizzata verso di me, dopo che nella colluttazione ho sbattuto la schiena contro un albero e sono finita a terra? La sua unica preoccupazione, in quel momento, è stata di recuperare il suo cane e andarsene. Non un cenno di aiuto, di dispiacere, di empatia. Solo il sollievo che non fosse successo nulla di grave, come era sembrato sul momento. Sono bastati pochi minuti, però, dopo che lei se n’è andato, perché Iaia cominciasse a sanguinare e io a non riuscire a respirare né a camminare bene, a seguito del forte colpo preso alla schiena. Iaia è stata operata d’urgenza e ora ha una cicatrice di 20 centimetri sul pancino, io due costole rotte. In questi giorni, più volte mi sono chiesta cosa avrei potuto fare per evitare tutto ciò. Probabilmente nulla, sono cose che possono succedere. E succedono anche perché ci sono sempre più persone proprietarie di cani, ma troppo poche di loro, di noi, sono educate nella gestione di un cane. Forse, quando si sceglie di prendere con sé un animale, oltre ad attrezzarsi di guinzagli, pettorine, cucce, giochi e pappe, bisognerebbe anche munirsi di un minimo di “istruzioni” sul corretto comportamento da adottare, specialmente nei luoghi pubblici, e soprattutto dato che il buon senso sembra sempre più scarseggiare oggigiorno. Ripeto, però, gli incidenti possono succedere. Quello che non può succedere è il dimenticarsi il proprio “Essere umani”. Non esiste il lupo cattivo, esiste il provare ad essere un buon padrone. Ci arroghiamo il diritto di possedere degli animali, ma ci dimentichiamo spesso la responsabilità che questo comporta, e dimenticandoci inoltre cosa siano compassione e gentilezza, riusciamo solo a dimostrare che gli animali, tante volte, siamo noi». Una riflessione, quella di Elisa, che deve essere un invito alla civiltà, ma soprattutto al rispetto di tutti gli esseri viventi.

RIPRODUZIONE RISERVATA ANCHE AI FINI DELLA AI

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