La valle Bognanco da questo fine settimana, dopo 18 lunghi giorni di isolamento, è tornata ad essere collegata con il mondo esterno. I due sentieri nei boschi di Barro e Vagna sono stati battuti per tre settimane di andirivieni. Dai dipendenti degli uffici comunali, che hanno sempre dato la loro disponibilità, a quelli che in valle erano rimasti gli animali ai quali hanno dovuto dar da mangiare. Dall’autista dello scuolabus che fortunatamente è bello agile e non gli è pesato (almeno così sembra) l’aver fatto il sentiero a piedi dalla frazione Torno a Barro e viceversa più volte al giorno per accompagnare i ragazzi, ai titolari delle attività rimaste chiuse o aperte, che più o meno è la stessa cosa con una strada interrotta, che hanno dovuto assicurarsi le minime provviste per il funzionamento della attività. Dagli anziani costretti a rinunciare a molte cose, agli studenti che, come ai vecchi tempi, non si son persi di coraggio e hanno continuato a frequentare la scuola malgrado il lungo tratto a piedi. Il sindaco di Bognanco, Mauro Valentini, che dall’inizio ha seguito l’evolversi dei fatti dice: «Arrivati a questo punto, ringrazio la Regione e la Provincia perché con i loro tecnici e funzionari hanno costantemente seguito il cantiere e reso possibile questa soluzione che prevede una viabilità alternativa per la valle Bognanco». Il presidente della Provincia, Alessandro Lana si sbottona e dice: «Il ponte è già stato collaudato con una portata di 240 quintali. Un impianto semaforico regolerà la circolazione a senso unico alternato. Chi salirà la valle incontrerà un semaforo prima del ponte e chi scenderà troverà il semaforo prima di imboccare la nuova variante con i due tornanti a sinistra. Nel frattempo – conclude Lana – sono in corso le opere di sistemazione del versante franoso che ha causato questa interruzione e sicuramente prevediamo di riaprire la circolazione normale sulla strada provinciale entro l’inverno».Ci saranno quindi ancora dei disagi per le lunghe attese ai semafori, ma poca cosa rispetto alle difficoltà incontrate dalla popolazione in queste tre interminabili settimane di camminate a piedi – anche di notte – per raggiungere Domodossola e quindi i luoghi di lavoro, le scuole, l’ospedale e tutti i servizi dei quali Bognanco, in questi ultimi decenni, è rimasta quasi del tutto sguarnita.