La Barry Callebaut, azienda del settore alimentare (ex Nestlè) di Intra chiuderà i battenti entro la primavera del 2025. Un fulmine a ciel sereno, una notizia giunta all’improvviso, senza nessuna avvisaglia, quando anzi i numeri dello stabilimento erano ottimi. La notizia è stata comunicata oggi, giovedì 5 settembre, dalla direzione aziendale nel corso di un incontro sindacale. Nessuna mezza misura: entro il primo trimestre lo stabilimento di Intra sarà chiuso. «Questa mattina avevamo una riunione in programma con la direzione – spiega Ivan Axerio della Rsu – io ero collegato da remoto e in presenza c’era Emilio Capacchione, segretario generale della Fai Cisl Piemonte. Sono subito corso qui». Una scelta radicale, che lascia stupiti. «Decisione disarmante – dice Capacchione – e inaspettata». «Anzi a più riprese nei mesi precedenti avevamo ricevuto rassicurazioni per gli investimenti sul sito di Intra ed erano da poco stati rinnovati i contratti degli interinali». Le Rsu hanno proclamato uno stato di agitazione permanente con quattro ore di sciopero in ogni turno; per domani, venerdì, è invece in programma un corteo che partirà dallo stabilimento di Intra alle 9.30, per terminare sotto il municipio di Pallanza. E’ stato anche chiesta l’attivazione di un tavolo di crisi che coinvolgerà l’Unione Industriali, la Prefettura e il ministero del Lavoro, oltre al Comune e alla Regione.
Il sindaco Giandomenico Albertella e l’assessore Mattia Tacchini (foto sotto) questa mattina si sono recati nello stabilimento della Barry Callebaut di Intra per portare la solidarietà dell’amministrazione all’azienda e incontrarne i vertici. «E’ stato un fulmine a ciel sereno, comunicato stamattina dalla direzione europea ai dipendenti – dice il sindaco all’uscita dall’incontro – . Si tratta di una scelta inaccettabile nel metodo, nella forma e nei contenuti, su un’azienda che, ci dicono i lavoratori, con tre turni al giorno, 24 ore su 24 compresi sabato e domenica, ha avuto una produzione l’anno scorso superiore alla previsioni. Una scelta senza nessuna logica che può sostenerla, con un impatto di carattere sociale ed economico non sopportabile dalla città perché si parla di 170 famiglie tra dipendenti, interinali e indotto che vivono grazie allo stipendio che percepiscono in questa azienda, e sono numeri non certo facili da ricollocare. E’ un danno insopportabile e non accettabile; abbiamo incontrato le due direzioni e abbiamo chiesto la convocazione di un tavolo di crisi. Ho già parlato con il prefetto, che vedrò domani mattina per organizzare il tavolo con l’azienda, gli Industriali, la Prefettura, il Ministero e la Regione Piemonte che è stata allertata».