Aggiornato al 15 Maggio 2025

Riforma della giustizia, partecipato l’incontro organizzato a Verbania

Non è stata solo una serata per addetti ai lavori quella che si è svolta ieri, mercoledì, alle 20.30 nel foyer del teatro Maggiore di Verbania, dove si è parlato di un tema molto caldo inerente la giustizia: la separazione delle carriere tra pubblici ministeri e magistratura giudicante. La riforma, attualmente in fase di approvazione dal Parlamento, presto modificherà alcuni articoli della Costituzione e ci sarà (salvo maggioranze schiaccianti in Parlamento che al momento non se ne vedono) un referendum confermativo da votare (che per sua natura non necessità, come i referendum abrogativi, del 50% di affluenza al voto per essere valido). Se ad ascoltare erano presenti tante persone comuni oltre ad avvocati, giudici e pm, a parlare erano tutti esperti e addetti ai lavori, moderati dal giornalista Gianfranco Quaglia: Francesco Rigano (professore di Diritto costituzionale all’Università di Pavia), Carlo Ruga Riva (professore di Diritto penale all’Università di Milano Bicocca oltre che avvocato), l’avvocato Gabriele Pipicelli di Verbania, l’avvocato Gianluca Ubertini di Arona, il pubblico ministero Sveva De Liguoro e il gip-gup Mauro D’Urso. Tutti i relatori hanno esposto con passione le loro ragioni, che vedono fronti opposti piuttosto distanti, tra chi pensa che la separazione delle carriere possa giovare alla serenità dei giudici, non più “influenzabili” dai pm, chi invece ritiene che questa riforma non possa che nuocere ai cittadini, in quanto rischierebbe, nella migliore delle ipotesi, di creare dei pubblici ministeri più simili a super poliziotti e, nella peggiore, dei pm sotto il controllo del potere esecutivo, quindi di fatto non più liberi nel loro operato. Un dibattito ricco di citazioni e contro citazioni, tra esperti di diritto che hanno esposto, a volte anche in modo aspro, i loro punti di vista sul tema. Con sullo sfondo una situazione della giustizia, manifestata dal presidente del Tribunale verbanese, Gianni Marchioni, che vede (anche a Verbania) una grave carenza di personale, con l’assurdità di un governo che da una parte nega alla giustizia i mezzi per funzionare adeguatamente, dall’altra propone una riforma «per il bene della giustizia», ma che pare assai lontana dalle reali esigenze della gente e più vicina ad un intento come ha sottolineato il presidente, «puramente punitivo verso i magistrati».

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