C’era anche il comico Giovanni D’Angella (Zelig e altre trasmissioni tv) su quella maledetta cabina. “Stessa cabina, stessa funivia una manciata di giorni fa – racconta sul suo profilo facebook, da cui è tratta la foto -. Ci sono salito con tutta la mia famiglia. Ci siamo saliti sereni, spensierati, allegri. Io, come tante altre persone mentre andavo verso il Mottarone, benché appeso ad una fune con tanti metri di vuoto sotto di me, mi sentivo al sicuro, perché davo e dò per scontato sempre, che ognuno di noi, quando lavora per gli altri, lo faccia con il massimo della serietà e dell’impegno, specie se si parla della sicurezza e dell’incolumità del prossimo. Oggi, non voglio e non posso accusare nessuno, ma quello che penso è che qualcuno ha sbagliato e se non è colpa della montagna, della furia del vento o di qualunque altra cosa più grande di noi, indipendente da noi, non possiamo rassegnarci, non dobbiamo farcene una ragione. Ci vantiamo di essere un paese civile e moderno eppure da noi si muore ancora troppo spesso sul lavoro, mentre crolla un ponte, persino durante una gita in funivia. Vogliamo, chiediamo, imploriamo che ponti, strade, funivie facciano quello per cui sono progettati e costruiti: spostare la gente non ucciderla. Che a lavoro ci si vada per portare a casa lo stipendio e non la pelle. Sono scioccato, amareggiato, indignato. Sono triste e pieno di rabbia. Mi unisco al dolore ed al cordoglio di chi ha perso i propri cari”.