Aggiornato al 30 Aprile 2024

Se n’è andata l’assessora gentile e determinata. Addio a Maria Anna Bianchi

DOMODOSSOLA – Era stata capace di guardare avanti pensando alle scuole materne. Alcuni ricordano come avesse messo a tacere il sindaco che aveva irriso il consigliere del Pci perché dopo Natale era arrivato con una penna costosa in consiglio: “Eh, anche a voi comunisti piacciono le penne d’oro” aveva detto il sindaco. Lei aveva preso la parola: “Forse non ha capito. Non è che ai comunisti non piacciono le cose belle, è che non le vogliono portare via agli altri e vogliono che le abbiano tutti”. Maria Anna Bianchi, vedova Zingale, se n’è andata all’età di 95 anni a Neive, in provincia di Cuneo, il 5 aprile. Era stata assessora all’Istruzione a Domodossola e consigliera, negli anni ’70-’80. Da qualche tempo gli acciacchi l’avevano obbligata a lasciare la casa di via Carale di Masera. Accudita dalla figlia Maria Enrica e dal nipote Spartaco, sino all’ultimo è rimasta lucida con l’ironia unita alla gentilezza dei modi che tanto la contraddistingueva. Internata civile in Svizzera dall’ottobre del ’44 al maggio del ’45, Maria Anna non aveva neppure potuto vedere la liberazione dell’Ossola, una ferita per lei. «Agli esuli riservarono quest’ultima offesa – ricorda la figlia -. Chiedeva agli amici partigiani: al momento della liberazione hanno acceso le luci? In guerra aveva vissuto al buio». Amica di Gisella Floreanini e unita da amicizia fraterna allo storico della Resistenza, Paolo Bologna, amava raccontare di come avessero condiviso i banchi di scuola, e di quei piccoli cioccolatini che lei portava in classe, le cui carte argentate lui trasformava in piccoli origami di cui le faceva dono, dopo aver gustato, come solo bambini si può fare, il dolcissimo contenuto. Maria Anna anche in casa di riposo aveva fatto qualcosa che le riusciva assai bene: unire una piccola comunità. Aveva insegnato ad un gruppetto di signore l’arte del ricamo. Con loro aveva condiviso la passione per Battiato, per le cose del mondo. Continuava insomma a fare politica, quel che la politica dovrebbe fare: confrontare, sostenere, condividere.

LE TESTIMONIANZE

Anche l’Anpi Vco ha voluto ricordare la socia onoraria,  “compagna Pucci”, con un necrologio in cui si cita la stessa Maria Anna: “La piazza Mercato, il cui pensiero mi fa rivivere le ore straordinarie di quel lontano settembre 1944”. Insegnante, assessora all’Istruzione negli anni ‘75/’80, così la ricorda Eligio Pellizzon, compagno di partito e nell’esperienza amministrativa in quegli anni: «Mi ricordo che i bambini di Calice non avevano la scuola elementare e venivano a Domodossola ospitati in un condominio in via De Gasperi. Un capo casa della struttura non gradiva questa soluzione e non accendeva il riscaldamento. Così io e Pucci alla sera andavamo a riscaldare le stanze con delle stufette elettriche». Anche Lilliana Graziobelli,amministratrice in anni più recenti, la ricorda in maniera affettuosa: «Lascia un grande vuoto. L’ho conosciuta che ero una ragazzina, per me ha rappresentato un faro di ideali. Amica, persona di grande intelligenza e cultura. Sono addolorata per la sua perdita. La passione politica e l’impegno erano un esempio di coraggio anche perché militava in una partito che aveva allora relazioni complesse con la società e la città di Domo». Va aggiunto che a Zingale va attribuito il merito di aver fatto togliere la tassa sugli animali d’afffezione, sempre in anticipo sui tempi, a Domodossola, e di avere di contro introdotto l’uso della “paletta” per le deiezioni canine. Con Zingale se ne va una donna colta, integerrima, disposta ad ascoltare le ragioni degli altri senza l’arroganza del potere. Un modo di fare politica ormai in disuso che si spera venga ripreso come esempio.

RITAGLI DI GIORNALE

La testimonianza dell’amico Gianni Triolo: «Anna Maria era anziana quando la rividi, ma in viso conservava ancora l’antica bellezza di quei tratti che avevano reso assai bello il suo volto in gioventù. Papà me ne parlava sempre, e non mancava mai di sottolineare la sua intelligenza, ma soprattutto la sua umiltà. “Mi ha dato del tu sin da subito…”, diceva, e “non mi ha mai fatto soppesare la maggior levatura sociale della sua famiglia. D’altronde…”, terminava, “noi compagni siamo un po’ tutti così, tra di noi ci rispettiamo come fossimo un’unica famiglia”. Ed era vero, poiché io stesso respiravo un’aria assai familiare tutte le volte che la domenica mattina, con papà, andavo a portare l’“Unità” ai tanti “compagni” che ci attendevano per una sana chiacchierata. Tra di loro c’era anche lei, la “Signora Zingale”, come la chiamavo io allora, e con lei papà parlava di tutto: della Dc di Fanfani, di Andreotti, ed anche di quel Palmiro Togliatti che aveva messo su una storia con quella Nilde, la Jotti. Insomma, non parlavano solo di politica, ma anche dei pettegolezzi che stavano in cima alle classifiche della settimana. Una cosa che assaporavo sempre in quella casa era quel non so che di familiare che lì ci trovavo sempre: non ci si dava mai del “lei”, ma solo del “tu”, ed era assai bello tutto questo, poiché ciò mi faceva sentire come fossi un suo parente. Ed è quello che deve aver provato anche la sua amica Gisella Floreanini, quella di “40 giorni di Libertà”, quando molti anni prima era stata anche lei ospite della signora Zingale. L’ultima volta che vidi Anna Maria fu alcuni anni fa, quando invitò me e mia moglie a casa sua per una buona chiacchierata. Mi confidò d’essere un’affezionata lettrice di Eco Risveglio, e di aver messo via puntualmente ogni settimana i racconti “Amarcord” che io scrivo, e che a lei ricordavano un po’ del suo passato. Li ritagliava e poi li riponeva in una cartelletta che custodiva gelosamente in un cassetto, e questo mi fece enorme piacere poiché pensai: “Proprio ora che non c’è più l’“Unità”, almeno ha un qualcosa da leggere…”. E’ proprio un peccato che quest’ultimo brano che le ho dedicato lei non lo possa ritagliare, ma Eco Risveglio arriva dappertutto, ed io son sicuro che lassù qualcuno glielo leggerà comunque». (Nella foto Bianchi all’epoca dell’insegnamento)

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