“C’è grande differenza tra dipendenza e amare, la prima è spirale, la seconda sono scale. Uomini che ammazzano, uomini senza mattina, e tu che sei donna non chiuderti dentro, racconta all’amica il tuo tormento. Se sei nei casini e non puoi raccontare il 1522 puoi chiamare”. È questo il testo dell’ultimo lavoro di “Grafffio”, al secolo Margherita Bruno, un vero e proprio testo rap dedicato alla tematica della violenza di genere. L’artista, che da molti mesi si dedica a questi temi con opere d’arte e performance artistiche (l’ultima in piazza Mercato a Domodossola, in cui chiedeva di dedicare un vicolo della città all’amore, con opere d’arte su questo importante sentimento), ha scelto di mandare il brano alle realtà locali che operano contro la violenza sulle donne. «La musica – spiega “Grafffio” è un buon veicolo, rimane più impresso ciò che si vuole dire». Il suo percorso artistico è sempre stato contrassegnato da un grande interesse per le differenze di genere: dalle performance alle opere d’arte.
Come si inserisce la sua carriera musicale in questo contesto artistico?
«Non la definirei una carriera, ma un legame con il titolo di mental coach che mi spinge a mettere un seme di consapevolezza nelle persone. Alla fine sempre di arte si tratta, perché anche la musica ha un colore sotto molti aspetti e a seconda del colore aiuta a riflettere e a calmarti».
Come mai la scelta di fare rap?
«Sono un soprano drammatico, ma non ho mai praticato. La passione per la musica c’è sempre stata nella mia famiglia. La musica è orecchiabile e se continui a cantare un pezzo potresti prendere consapevolezza ed aiutarti a capire se effettivamente stai bene all’interno di una relazione. Nel caso può anche dare lo spunto per rivolgerti ad un professionista».
Come compone la sua musica?
«Grazie a Stefano Maestrini, con il quale porto avanti il progetto del muro e del vicolo dell’amore. È lui a lavorare sulla musica, mixando tutto. Preciso che non sono un compositore, ma utilizziamo basi libere da copyright che mixiamo, usando mezzi tecnologici per veicolare il nostro messaggio».
La pittrice “Grafffio” è una rapper?
«Ho pensato di portare avanti il messaggio tramite quadri, performance ed ora anche con la musica. Non si sa mai che si possano aiutare, in questo modo, con l’arte in tutte le sue forme, donne (ma anche uomini possono vivere queste situazioni di amore tossico) che non si rendono conto degli abusi, perché vanno in dissociazione cognitiva e poi fanno sciocchezze. Il mondo va migliorato ed ogni mezzo è buono per raggiungere lo scopo».