Aggiornato al 25 Aprile 2024

Un migliaio di persone questa mattina in piazza a Domodossola alla manifestazione degli studenti dello Spezia per chiedere la pace

Sulle note di “Imagine” di John Lennon, un’Ape car a fare da apripista, gli striscioni con un migliaio di ragazzi a seguire, è iniziata questa mattina a Domodossola la manifestazione per la pace. Decine di cartelli, i colori della bandiera ucraina dipinti sul volto, bandiere e slogan. Dal liceo scientifico “Giorgio Spezia” gli studenti chiamati a raccolta dalla provincia, hanno attraversato lentamente le vie della città fino a raggiungere piazza Repubblica dell’Ossola. Tra le testimonianze si raccolgono le stesse parole, condivise come il grande striscione retto da tanti: “fate l’amore non fate la guerra” che riporta agli slogan di Woodstock. Stupore è la parola che gli studenti ripetono più spesso: impossibile essere qui oggi, dopo gli insegnamenti di nonni, genitori, professori, a vedere una guerra in Europa. Una consapevolezza che i più determinati scandiscono: chi non manifesta, chi non fa qualcosa è complice. Ecco perché la manifestazione. «Anche se – e lo ripeterà in piazza della Repubblica dell’Ossola una studentessa – nonostante siano arrivati parecchi messaggi in cui leggevamo che è inutile perché le armi non si fermeranno per la manifestazione a Domodossola, dobbiamo farci sentire per solidarietà nei confronti del popolo ucraino e per chi, anche tra i russi, non vuole la guerra». Esserci non solo a livello simbolico, ma concretamente. I ragazzi e le ragazze del liceo hanno preparato scatoloni per raccogliere beni di prima necessità con scritte in italiano, inglese e ucraino per indicare quel che contengono. Sarà Franco Chiodi, presidente provinciale dell’Anpi, a sostenere che «l’opinione pubblica, le grandi manifestazioni per la pace, colpiscono più delle bombe», rinnovando l’appuntamento per un’altra manifestazione, sabato 12 nel pomeriggio in piazza Mercato, a Domodossola. E poi Giuliana Sgrena, inviata in Medio Oriente, corrispondente di guerra, anche lei in piazza a richiamare i valori della Repubblica dell’Ossola e della Resistenza, a lanciare un appello per la pace, a ricordare la guerra nei Balcani negli anni Novanta. Poesie e canzoni, lette dai ragazzi, la testimonianza di chi ha i parenti a Kiev e gli applausi dei passanti agli studenti che sono tornati in piazza dopo gli anni segnati da un Covid non ancora sopito, che a 2mila chilometri di distanza i bambini non vengono svegliati dalla voce della mamma, come ha detto Antonina Cugliandro, ma dalle sirene che avvertono dei bombardamenti. 2mila chilometri di distanza, ma sotto lo stesso cielo, come scriveva Gianni Rodari nella sua “Luna di Kiev”. Gli interventi e le foto sul prossimo numero di Eco Risveglio.

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