Aggiornato al 27 Luglio 2024

Mara Toscani, l’imprenditrice produttrice del Prunent

Se le chiedete come e perché è finita in Ossola a produrre il vino, Mara Toscani, imprenditrice, risponde senza indugio «per amore». E forse l’amore non è solo quello per il marito Marco Martini, imprenditore edile di Pieve Vergonte, ma quello per il vino. Un amore che era nel destino di Mara, 40enne nata a Nebbiuno e figlia di floricoltori. Ha frequentato la scuola alberghiera a Stresa e dopo il diploma sognava di diventare enologa, laureandosi all’università di Milano. A dissuaderla inutilmente da un destino segnato fu un austero professore, che disse a quella timida ragazza di 19 anni (eravamo nel 2000) che quello non era un lavoro adatto a lei, donna, senza parenti nell’ambito enologico che potessero sostenerla. «Gettai la spugna – confida Mara – mi iscrissi a Scienze dell’alimentazione. Non era il mio destino. Lasciai dopo pochi esami». E chissà cosa direbbe oggi quell’austero professore se vedesse che quella timida ragazza è diventata prima sommelier, poi bartender, poi coltivatrice diretta, poi foodblogger e autrice di libri di cucina. Ed oggi imprenditrice. Ha creato l’azienda agricola Ca’ da l’Era, realizzando il primo Prünent al femminile con uve coltivate sulle colline di Pieve Vergonte, a Fomarco. Mara ci scherza su e dice che se lo incontrasse oggi quel professore gli regalerebbe una bottiglia, magari una appena uscita dalla produzione iniziata nel 2012 con le prime “barbatelle” che hanno dato i loro frutti solo nel 2018. Oggi, trascorsi 14 mesi in botte, quel vino è pronto per essere sorseggiato: 500 litri, 660 bottiglie, una produzione di nicchia che però vuol crescere. «Stiamo prendendo nuovi vigneti – spiega Mara – a Crossigia, Trontano, Masera. Erano portati avanti da persone oggi anziane che non hanno più la forza di continuare ma hanno tenuto vivo con amore questo tesoro prezioso». Accanto al Prünent c’è un fratello minore, non affinato in botti, proveniente anch’esso dal vigneto di Fomarco: lo Stringhitt, che prende il nome da Case Stringhetti. La zona è quella dei bisnonni del marito e da lì Mara e Marco sono partiti da una casa del ‘700, con una cantina con gli archi a volta, ristrutturata e sistemata per farne la base di partenza del loro progetto imprenditoriale. «Ho avuto una grande fortuna: mio marito aveva i terreni e le risorse; abbiamo recuperato terrazzamenti abbandonati. Se avessi dovuto chiedere aiuto alle banche non sarei mai partita: l’unico aiuto è arrivata dai Psr della Regione». La zona di Pieve è sul versante orografico opposto a quello dove di solito viene coltivato il Prünent: «Da qui escono uve nebbiolo con gradi zuccherini più alti di quelli di aree più note come Trontano, Montecrestese e Masera; qui c’è sempre un raggio di sole, anche alla sera». Un raggio che consente di avere anche il “Cà bianca”, passito ossolano che nasce sulla piana di Pieve e di cui Mara è l’unica produttrice in Ossola. Quando attacca a parlare di vini, turismo e progetti Mara andrebbe avanti per ore. Ha avuto la fortuna di trasformare la sua passione in un lavoro e ora guarda avanti con ottimismo, nonostante il Covid. In questi giorni è partito anche il nuovo sito di e-commerce, www.cadalera.it. Un successo immediato, con vendite in tutta Italia, da Roma a Torino, da Bolzano a Padova. Il piccolo cascinale nel fondo valle dove i bisnonni di Marco raccoglievano la segale, la battevano a terra per fare uscire i semi e poi la mettevano nella “era” per farsa essicare, è cresciuto. Un giorno, durante la Grande Guerra, passarono di lì dei soldati provenienti dal Varesotto. Dissero che quella era la Casa dell’Era, Ca d’lera. Quel nome, musicale e ricco di fascino, è rimasto, e oggi campeggia sulle bottiglie. Da allora sono passati oltre 100 anni ma Mara ogni giorno prova a riportare tutto com’era un tempo, sposando i ritmi lenti e naturali di allora con le tecniche moderne di oggi. Accanto a lei suo figlio Pietro Bruno, 4 anni, Pietro come il bisnonno proprietario dei terreni e Bruno come il padre di Mara. Passato e futuro. Connubio vincente che ha dato vita al sesto Prünent ossolano, il primo interamente prodotto da una donna.

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