Aggiornato al 27 Luglio 2024

Libro della Meloni in regalo alle scuole dai Fratelli d’Italia Vco. Parole di fuoco dall’assessore Brezza, Colombo e Gnecco chiedono le sue dimissioni

«Il nostro obiettivo era ed è di arricchire la proposta culturale dei nostri giovani, offrendo loro l’opportunità di comprendere e approfondire la storia di uno dei leader politici più significativi del nostro tempo. Se l’assessore alla Cultura del Comune di Verbania Brezza (nella foto a destra) pensa di intimorirci con le sue reprimende da educanda ha sbagliato indirizzo. Piuttosto, al suo posto, mi interrogherei sull’opportunità di ricoprire un tale incarico istituzionale. Chi cede con tanta facilità alla tentazione di farsi della facile e becera pubblicità personale sulla pelle dei giovani, è meglio che si dedichi ad altro». Chiedono le dimissioni di Riccardo Brezza (assessore alla Cultura e Istruzione di Verbania) il consigliere provinciale di Fratelli d’Italia, Damiano Colombo (nella foto a sinistra), e il segretario cittadino, Luca Gnecco. Nel mirino le prese di posizione di ieri, giovedì, di Brezza alla notizia che i giovani di FdI hanno intenzione di donare una copia del libro di Giorgia Meloni “Io sono Giorgia” alle quattro scuole superiori del Verbano. «Questa iniziativa si colloca nell’ambito di una più vasta operazione di matrice culturale che è iniziata, da oltre un anno e mezzo, con la Scuola di Politica – spiega Gnecco -. L’operazione, a quanto pare, non è piaciuta per nulla ad una certa “intellighenzia” di sinistra che crede di poter decidere limiti e confini della libertà di ciascun ragazzo. Per bocca dell’assessore comunale alla Cultura, infatti, abbiamo letto parole di fuoco, degne di un censore della santa inquisizione. Secondo il personaggio in oggetto, infatti, donare un libro a proprie spese è un vero e proprio vilipendio. E pensare che, il censore in oggetto, oltre a non avere competenza e giurisdizione sulle scelte interne ad un istituto, si è sempre ben guardato dal censurare le generose presenze scolastiche di suoi compagni di partito. Un assessore alla Cultura non può avere paura di un libro».

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