La manager Asl Vco, Chiara Serpieri, e Paolo Gramatica, responsabile dei pronto soccorso locali, sono stati intervistati a Presadiretta (visibile su Raiplay) di lunedì 11 marzo, sulla questione dei gettonisti. Si mostra quanto con Eco Risveglio andiamo ripetendo da anni: i medici a chiamata guadagnano 1.200, 1.300 euro lordi a turno, contro i 2.900 euro al mese (netti) del medico assunto in ospedale. Un gettonista spiega che dalle cooperative vengono proposti “pacchetti” per le feste comandate, dove per tre giorni di lavoro si arriva a 6mila euro. Presadiretta mostra che la Regione che fa più “uso” di gettonisti è la Lombardia, ma in generale le aree interne, come il Vco, hanno lo stesso problema: la sanità pubblica è stata svuotata e nelle periferie non c’è possibilità di far carriera. Serpieri dichiara – come detto al nostro giornale – che ha dovuto scegliere se eliminare un servizio o chiamare un gettonista, perché l’alternativa non c’è: i bandi vanno deserti. Una stretta è arrivata anche dal Governo, perché l’uso dei medici a chiamata è chiaramente antisindacale, ma non basta. «Meno stress e più soldi, i medici a chiamata sono organizzati in cooperative» dice la voce narrante che mette in guardia di fronte all’uso di medici non specializzati che operano nei pronto soccorso. E ancora: «Il Sistema sanitario nazionale non paga i suoi dipendenti, ma strapaga gli esterni. Il business di chi fornisce il personale è aggiudicarsi gli appalti delle aziende ospedaliere». Una cooperativa di medici lombarda trattiene il 10, 15% del corrispettivo per organizzare il servizio. Anac (Autorità nazionale anticorruzione) ha calcolato che dal 2019 al 2023 i gettonisti sono costati al sistema sanitario nazionale 1,7 miliardi di euro: quanto 34mila medici ospedalieri che però in Italia sono sottopagati rispetto al resto d’Europa. Guido Bertolaso, assessore al Welfare dalla Lombardia, pungola i manager Asl. Dice: «Prendono 10mila euro al mese e si limitano a fare un bando seduti alla scrivania. Dovrebbero uscire, andare nelle corsie, chiamare i medici per lavorare nel loro ospedale». In effetti qualche primario di reparto che fa così, ancora al San Biagio c’è.