Aggiornato al 16 Febbraio 2025

Gioele, morto a 5 anni. Il papà: «Vorremmo che questa tragedia avesse un senso»

«Gioele, nella sua breve vita, è sempre stato sereno, sorridente. Seppur nelle immense difficoltà che ha dovuto affrontare, nei momenti di lucidità ha dispensato grandi sorrisi. Ci ha fatto capire in ogni modo la sua forza di volontà, che è andata oltre ai momenti drammatici che la vita gli ha posto davanti, sin dalla nascita».

Sono le parole di Michael Armanaschi, che anche a nome della compagna Elisa vuole ricordare Gioele, il figlioletto di cinque anni morto martedì 8 ottobre. Il piccolo era affetto dalla sindrome di Leigh, una malattia rara che lo aveva colpito sin dalla nascita.

Una storia, quella di Gioele, che in questa manciata di tempo, troppo breve per potersi rassegnare al destino, hanno condiviso in molti sul territorio. Associazioni, volontari e cittadini hanno organizzato o preso parte ad eventi voluti nel suo nome, per sostenere la famiglia nelle costose cure.

Gioele ha chiuso gli occhi per sempre nella casa di Fondotoce, dove viveva con mamma e papà, che non hanno altri figli. E’ lì che aveva fatto ritorno a marzo, dopo aver trascorso due anni a Torino assieme alla madre, per essere sottoposto alle indispensabili cure all’ospedale Regina Margherita.

«Mentre Elisa era a Torino con Gioele – racconta ancora il papà – io ho dovuto continuare a lavorare (è dipendente del Comune di Cannobio, ndr), ed è proprio in questo tempo che ho capito quanto fosse forte il nostro bambino. E’ grazie a lui che ho imparato a non prendermela per le piccolezze che la vita ci pone davanti, che i veri problemi sono altri. L’ho fatto anche io nella “precedente” esistenza, prima che Gioele mi insegnasse ad andare oltre. Da tutta questa immane tragedia – continua Michael – vorrei che passasse un messaggio fondamentale: le cose importanti della vita vanno oltre alle inutili arrabbiature. L’immensa forza che Gioele ha dato a noi vorrei che venisse trasmessa a tutti, non solo a chi l’ha conosciuto. Se nostro figlio ha lottato con tanta determinazione e sempre in maniera positiva, è offensivo nei suoi confronti prendersela per cose futili. E’ questo il concetto che vorremmo far passare. Ci piacerebbe vedere il nostro dramma trasformarsi in un lieto fine, come nelle favole, diventare un piccolo insegnamento. Vorremmo che questa tragedia avesse un senso».

E sono tante le persone che i genitori di Gioele vogliono ringraziare: «Le associazioni i Pedù, la Fulgor Basket, Corso di Corsa, l’Albero di Tiago e tutti coloro che hanno organizzato iniziative per aiutarci. Poi ancora tutta la nostra comunità; ed in particolare un ringraziamento speciale lo vogliamo rivolgere alla dottoressa Stefania Esposito, che è stata l’angelo custode di Gioele per tutto il suo percorso. Un grazie anche ai volontari dell’Adi per l’aiuto che ci hanno dispensato, così come all’ex sindaca Silvia Marchionini, che ha fatto molto per noi».

L’ultimo saluto al piccolo è stato dato ieri, giovedì, durante il funerale celebrato nella chiesa di Fondotoce. Poi il viaggio si è concluso nel cimitero della frazione, dove Gioele finalmente troverà pace per sempre.

RIPRODUZIONE RISERVATA ANCHE AI FINI DELLA AI

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