Aggiornato al 18 Febbraio 2025

Città in lutto, ieri, per i funerali dei tre scialpinisti morti in Divedro

Si sono tenuti ieri, mercoledì, i funerali delle vittime della tragedia avvenuta in Valle Divredro, dove domenica i verbanesi sono stati travolti da una valanga, che non gli ha lasciato scampo. Due gli scialpinisti che si trovavano con loro rimasti illesi. Si tratta di Renato Rossi, 63 anni, e Lorenzo Locarni di 32.

Un grande abbraccio da amici, parenti e conoscenti per Enzo Bonini, 65 anni, al cimitero di Pallanza. Una folla commossa gli ha tributato l’ultimo saluto. L’assessore Mattia Tacchini in rappresentanza dell’amministrazione comunale ha ricordato quanto Enzo sia stato utile alla comunità, formando generazioni di verbanesi alla guida dell’auto. Manifestazioni di affetto da parte di compagni di escursioni, di amici d’infanzia, e della nipote Valentina hanno accompagnato il ricordo del fratello Sergio, che ha ringraziato tutti coloro che gli sono vicini in questo momento difficile. Sergio ha ricordato il fratello, un solitario dal cuore grande, con grandi passioni come la montagna, la vela, la bicicletta. «Ha lasciato un vuoto incolmabile. Ora,  sommersi dai messaggi di condoglianze, la vicinanza di tanta gente che condivide il nostro dolore, ci dà il conforto di essere amati. Lui soprattutto, sempre sorridente e altruista». Cinzia Vallone, poi, ha ricordato oltre trent’anni di amicizia: «Enzo amava vivere gli spazi aperti, guardare oltre i confini,  quel senso di libertà che trovava nella vela e nelle vette innevate. Ha vissuto libero, come desiderava. Per me era più di un fratello, ci vedevamo quasi tutti i giorni, soprattutto il lunedì mattina, per raccontare le imprese sportive della domenica. Questa per me è una grande perdita».

È stato un profondo e avvolgente abbraccio anche quello che la comunità ha riservato a Matteo Auguadro, 48 anni, e alla sua famiglia straziata dal dolore. La moglie Rachele, le figlie Allegra e Carlotta, i genitori Tiziano e Paola, la sorella Erica, la famiglia tutta sono stati avvolti dall’affetto della collegiata di San Leonardo stracolma. La città, nel giorno del lutto cittadino con le bandiere degli uffici pubblici a mezz’asta, era rappresentata dal sindaco Giandomenico Albertella, dal vice sindaco Silvano Boroli e dall’assessore Massimo Manzini. Nella sua commovente omelia il parroco don Riccardo Zaninetti affiancato da don Luigi Donati e da don Egidio Borella, per anni parroco di Madonna di Campagna, ha detto: «Abbiamo perso un uomo che aveva ancora tanto da dare, che ha vissuto con passione, determinazione, con una generosità che non ha conosciuto limiti. Molti hanno conosciuto Matteo come famoso velista, partito dal circolo velico per solcare i mari con la stessa energia con cui ha affrontato ogni sfida. Ma prima di tutto c’è un figlio, un marito, un padre che ha amato con tutto il cuore la sua famiglia. Affrontava la vita dando il massimo, come nello sport. L’ha portato via un incidente in montagna, luogo che tanto amava e che per lui è stata scuola di vita, che tempra, forgia. La montagna oggi può sembrare luogo di dolore ma deve essere simbolo di vita, speranza, resistenza, forza e grandezza; se alziamo uno sguardo verso i monti possiamo trovare una risposta alla tristezza, a un evento che ci sembra incomprensibile». Don Egidio ha aperto come amico di famiglia gli interventi finali, recitando la preghiera del Pellegrino della montagna «che molti di voi, salendo sulle vette con me, conoscono. Matteo ora cammina per le montagne del Signore portando i suoi cari nel profondo del cuore». Poi, don Riccardo rivolgendosi alle figlie ha detto: «Ricordatevi delle cose belle che vostro papà ha fatto» e ha recitato “Il Signore delle cime”, cantata dal coro al termine della messa.

Una folla commossa e composita ha invaso invece il lungolago di Suna adiacente la chiesa di Santa Lucia, per l’ultimo saluto a Matteo Lomazzi, 34 anni. C’era la famiglia, con la mamma Mara, comprensibilmente provata dal dolore, sostenuta dall’abbraccio di Simone e Melissa, gli altri fratelli di Matteo. Ma c’era anche la città, oggi in lutto cittadino proclamato dal sindaco Giandomenico Albertella e rappresentata dall’assessore Massimo Manzini, a testimoniare l’affetto per questo ragazzo che ha pagato a duro prezzo il suo amore per lo sport e la montagna in particolare. Un aspetto della vita di Matteo che don Riccardo Zaninetti, coadiuvato da don Luigi Donati durante la cerimonia, ha voluto sottolineare per provare a donare alla famiglia un motivo di consolazione. «Per Matteo la montagna non era solo “paesaggio” – ha detto durante l’omelia don Riccardo -, ma luogo dell’anima dove evidentemente ritrovava se stesso. E la montagna è fatica, sacrificio, ma anche sfida per raggiungere le vette più alte da cui godere delle bellezze del Creato. Una metafora del cammino che ognuno di noi compie durante la propria vita che credo veritiero». È stato poi il momento dei ricordi di chi lo ha conosciuto da vicino. Prima il cugino Cristian che con la voce rotta dall’emozione ha ricordato il loro legame, la fortuna di averlo conosciuto, la certezza che il suo ricordo non potrà mai sfiorire. Ed è stato quindi il momento di Lorenzo Lomazzi, uno dei due sopravvissuti, che nel ricordare alcune delle loro imprese alpinistiche e dei progetti futuri per nuove scalate ha promesso all’amico che porterà a termine i progetti su cui avevano fantasticato. Durante la distribuzione dell’eucarestia c’è stato forse il momento più toccante, quando un piccolo gruppo di amici ha intonato “Signore delle cime”, provocando nei presenti un ulteriore momento di emozione difficile da gestire. All’uscita del feretro i presenti si sono lasciati andare ad un lungo applauso liberatorio. La bara ha sostato qualche minuto tra le persone, mentre nell’aria risuonavano le note di un brano rock. Il tutto si svolto in una giornata serena, accesa da un sole che, guardando verso l’Ossola, illuminava le cime innevate delle Alpi tanto amate da Matteo.

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