Aggiornato al 7 Febbraio 2025

E’ Nicolò Borghini il 34enne ucciso con un colpo di fucile. Le reazioni in paese

Non ci sono problemi di tossicodipendenza dietro l’omicidio in famiglia consumato nella serata di ieri, domenica, a Ornavasso. La vittima è Nicolò Borghini, 34 anni, ucciso con un colpo sparato dal fucile da caccia calibro 12 (regolarmente detenuto) dal padre Edoardo, 64 anni. Tutto sarebbe nato in seguito ad un’accesa lite in famiglia. In paese quelli che conoscono “Edo” parlano di una situazione difficile e burrascosa, che andava avanti da tempo; un ragazzo difficile, che aveva dato parecchi problemi alla tranquilla famiglia abbastanza conosciuta in una piccola comunità come Ornavasso. Nel bar Sport di Ornavasso stamattina non si parlava d’altro: una tragedia in qualche modo annunciata, in quanto non era la prima volta che il ragazzo aggrediva i genitori. Il padre, ora in pensione, aveva lavorato per anni nel campo della falegnameria; il figlio faceva l’operaio ma non aveva un lavoro fisso. In paese si racconta di un ragazzo che dava problemi ai genitori da almeno 20 anni. «Ha anche avuto vari incidenti in auto, gli piaceva correre – racconta un avventore del bar, amico del padre -, quando ho sentito che era morto ho pensato che avesse avuto un incidente in auto». In tanti temevano che sarebbe potuto accadere l’opposto, con il figlio a sparare al padre. «Suo papà è un cacciatore – spiega Fabrizio Rimella, gioielliere – ma proprio per i problemi del figlio teneva i fucili sotto chiave per evitare tragedie».

I carabinieri sono giunti sul posto subito dopo i fatti, chiamati dai genitori, dal papà Edoardo e dalla mamma Norma; entrambi avevano i segni delle botte prese dal figlio, segni refertati dai militari dell’Arma. Sia il fucile che l’appartamento sono stati posti sono sequestro dal pubblico ministero, Laura Carrera. Chi in paese conosceva la famiglia, e in particolare il padre Edoardo, parla di un uomo che ha tribolato non poco per tenere a bada un figlio che amava la bella vita che non si poteva permettere: «Non so quanti soldi ha portato via ai genitori. Povero Edo, andrò a trovarlo in carcere. Vi prego non parlate male di lui, solo lui sa quello che ha passato per arrivare a tanto» dice un amico dell’uomo. «Mi capitava di incontrarlo in giro per il paese, eravamo amici fin da bambini. Da parecchio tempo aveva perso il sorriso per la situazione difficile che si trovava a vivere – dice ancora Rimella -. Credo che l’esasperazione del padre sia dovuta alla violenza che si trovava a subire».

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