Aggiornato al 26 Aprile 2024

Sgomento per la morte di Alessandro Manferdelli. Aveva 40 anni

Un amico non lo sentiva da un paio di giorni, così ha dato l’allarme ai Carabinieri. La sera di venerdì 26 marzo la drammatica scoperta: il corpo di Alessandro Manferdelli giaceva privo di vita nella sua abitazione di Baveno, dove risiedeva da qualche anno con i due amati cani. Il suo era un volto conosciuto non solo nel paese lacustre, ma anche ad Arona, sua città d’origine, e a Nebbiuno, dove insieme a due soci aveva rilevato il Molly Malones pub. A stroncare la vita del 40enne, secondo i rilievi del medico legale intervenuto sul posto, sarebbe stato un arresto cardiaco. Martedì, per gli amici che si sono stretti attorno al dolore della mamma Manuela, del fratello maggiore Federico e del papà Pietro, nella collegiata di Arona è stato il giorno dell’addio. «Alessandro, anzi Ale, come lo chiamavamo tutti – ricorda mamma Manuela – aveva dei problemi congeniti di salute, ma mai avrei pensato di perderlo per un arresto cardiaco. Sapevo che mi sarei dovuta separare da lui presto, ma non si è mai pronti ad un congedo del genere». Ancora: «Il giorno del ritrovamento avevo provato a cercarlo più volte sul cellulare ma invano, si attivava la segreteria telefonica. Purtroppo se n’era già andato. Alle 20 i Carabinieri mi hanno chiamato a casa, con mio figlio siamo corsi sul posto. E’ stato un fulmine a ciel sereno. Una tragedia». Racconta ancora la madre: «Della sua malattia non ne parlava mai con nessuno, diceva che voleva essere trattato normalmente. Anche da ragazzino, nel periodo scolastico, si era tenuto questo peso tutto per sé. Erano in pochi a sapere delle sue condizioni di salute, voleva una vita normale. Che di fatto ha condotto fino alla fine. Alessandro non aveva mai avuto gravi problemi, rispondeva bene alle cure: non ci saremmo mai aspettati una cosa simile. Da mamma ansiosa che sono, nonostante fosse andato a vivere da solo quando aveva 24 anni, riuscivo comunque a sentirlo spesso». E poi: «L’ultima volta che ci eravamo parlati mi era apparso tranquillo, normale. Ci eravamo fatti la nostra solita chiacchierata, stava bene». Infine: «Ale era un ragazzo semplice, molto amato. Una volta mi aveva raccontato che gli avevano fatto i complimenti per la sua educazione e lui aveva risposto: “Merito della mia mamma”. Una cosa che mi rende fiera, come sono fiera dei mie figli». 

Il dolore degli amici del pub

«Eravamo soci del Molly Malones pub dal 2014 – racconta Filli -, quando insieme a Seba da dipendenti avevamo deciso di rilevare il locale. Da allora avevamo lavorato sempre insieme. Solo quest’ultimo anno di pandemia ci aveva separati, pur rimanendo in contatto quando il locale era chiuso. Ale si occupava della cucina e della programmazione musicale, era infatti il direttore artistico del Molly. Aveva una grande cultura musicale. Amava il rock anni ’70 dei Deep Purple, dei Led Zeppelin, degli Iron Maiden, ma amava anche gli animali, i suoi adorati cani. Gli piaceva tanto andare in montagna a camminare, si faceva delle grandi passeggiate». Ancora Filli: «Ale era di un’educazione e gentilezza fuori dal normale. Mai una parola di troppo. Lavorava in cucina e d’estate non era certo facile: non l’ho mai sentito lamentarsi». «Ale era un gran lavoratore – aggiunge Seba, l’altro socio del Molly – instancabile, fuori dal comune, non l’ho mai sentito lamentarsi, nemmeno quando eravamo solo dipendenti, poi la decisione di acquisire il locale. Nonostante il Covid ci avesse messi alla prova tutti, si tirava avanti. Ale ed io eravamo cresciuti assieme, tutti e due aronesi. Dai 14 anni in su avevamo condiviso le esperienze della bici, del motorino e poi della moto. Siamo diventati grandi assieme. Perderlo così all’improvviso è stato drammatico. Sapevamo che primo o poi sarebbe successo, ma non eravamo preparati. Quest’anno per via del Covid ci eravamo visti poco. Ora il rimpianto è di avere sprecato un anno. A saperlo avrei fatto di tutto per vederlo il più spesso possibile».

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