La Regione, insieme ai vertici dell’Asl Vco e alle istituzioni locali, sta prendendo in considerazione in queste ore l’ampliamento della “zona rossa”: dalla valle Vigezzo, ai confini provinciali o solo all’intera Ossola, ancora non è dato sapere. La ragione sta tutta nell’incremento massiccio, quasi esponenziale, del numero dei casi nell’ultima settimana. La mappa Covid della Regione Piemonte, martedì 25 febbraio, segnalava a Domodossola 72 positivi, oggi, martedì (con dati aggiornati a lunedì alle 18.30) i casi sono 115. La già “rossa” (da sabato) valle Vigezzo, contava, ad esempio a Malesco, 14 casi. Oggi sono 25. Un balzo in avanti anche i numeri che riguardano Crevoladossola con 25 casi lunedì sera, e 65 oggi. Anche a Villadossola, secondo centro più grande in Ossola, i casi sono cresciuti: da 34 a 44. Fin qui l’Ossola, ma non se la passa meglio il Verbano col capoluogo di provincia che è passato da 129  a 161 casi. La logica di alcuni amministratori che vorrebbero l’intera provincia colorata di rosso, è che limitando a piccole aree il restringimento dei movimenti, in realtà non si incide abbastanza sul diffondersi della pandemia. Di fatto i frontalieri continuano a viaggiare oltre confine (e chiedono a gran voce i vaccini); con i fogli del lavoro in tasca, chi può evita lo smart working nonostante la stessa “zona rossa”, spesso per pressioni degli stessi datori di lavoro. Di contro, c’è il tema della mamme lavoratrici, costrette dalla chiusura delle scuole, per chi è in “zona rossa”, a stare a casa. Intanto negli istituti dirigenti scolastici e insegnanti fanno i salti mortali divisi tra ragazzi in didattica a distanza, perché in “zona rossa”, studenti a scuola, insegnanti assenti perché stanno facendo i vaccini o per i postumi del vaccino. La provincia intera o l’Ossola diventeranno “zona rossa”? Forse qualche notizia nelle prossime ore.