Chiusura indagini per sei persone per la frana di Cannobio in cui perse la vita Roberto Rigamonti, 68 anni, motociclista svizzero travolto dai massi. Sono stati raggiunti dalla notifica della Procura il sindaco di Cannobio Giandomenico Albertella (anche nella sua veste di presidente dell’unione dei Comuni), i tre ingegneri dell’Anas Valter Bortolan, Raffaele Celia e Nicola Montesano e i fratelli milanesi Ruggiero e Susanna Scheller, proprietari di parte del terreno. Le accuse sono di omicidio colposo, lesioni colpose e frana per la morte di Rigamonti e per il ferimento dei due giovani novaresi che viaggiavano sull’auto colpita da uno dei pezzi di roccia e miracolosamente salvi. Secondo la pm Sveva De Liguoro i privati non avrebbero provveduto alla manutenzione del proprio terreno, mentre Albertella e gli ingegneri Anas non avrebbero ordinato di eseguire l’intervento di pulizia e non avrebbero provveduto ad effettuarlo sostituendosi ai privati. Albertella è anche accusato di non aver trasmesso alla Regione, come presidente dell’Unione, alcune integrazioni del progetto di messa in sicurezza dei versanti. Il sindaco, difeso dagli avvocati Marisa Zariani e Marco Ferrero intende chiedere l’interrogatorio al pm. “Ho fiducia nella magistratura – dice -. Mi sono sempre battuto, anima e corpo, per la messa in sicurezza della Statale 34, dal giorno in cui sono diventato sindaco e continuerò a farlo finché non avremo raggiunto il grado di sicurezza necessaria”. No comment dall’Anas, mentre l’avvocato Giuseppe Lucibello, difensore degli Scheller, dichiara: “Certamente quello che è accaduto è stata una disgrazia, ma chi si deve occupare della sicurezza stradale non è certo un privato cittadino. La competenza è dell’Anas e delle pubbliche amministrazioni. Sono convinto che anche il pm nel frattempo si sia reso conto della situazione”.